mercoledì 5 febbraio 2014

BILINGUE??

BILINGUE??

I filosloveni resiani tornano all’assalto per imporci una lingua che non è la nostra

Una profonda riflessione merita farsi sul preteso miglioramento (ma, leggasi: cambiamento / annientamento) della lingua resiana che i filosloveni resiani tentano in questi ultimi anni di propinarci.
Essi si affaticano da più di mezzo secolo per cambiare il nostro status, ma essi non comprendono che non vale tanto arrabattarsi e spremersi il cervello per riformare la nostra cultura e imporre una lingua che, in fin dei conti, non è parlata che dalla più piccola delle nazioni slave, la quale conta meno di due milioni di individui e, di conseguenza, non ha alcuna eco internazionale.
Ciò premesso ci si chiede:
- quale futuro viene tracciato per l’avvenire dei nostri figli?
Oggi tutti i bambini del mondo, oltre a quella di casa, studiano le lingue che hanno ed avranno valenza internazionale, quali: l’inglese, lo spagnolo, il tedesco, il francese, il russo, il cinese, l’arabo e poche altre.
Proporre loro lo sloveno significa deluderli, tradirli: sarebbe come dargli una canottierina di cotone per difendersi dal freddo in un inverno con temperature sotto lo zero.
I filosloveni resiani - un gruppetto di persone il cui numero può contarsi sulle dita di una mano, stipendiati e favoriti da chi può e lo fa intenzionalmente – vogliono imporci lo sloveno con la forza (v. episodio della carta di identità bilingue) e con l’inganno (ostentando una maggioranza inesistente), approfittando dell’assenza della misera politica italiana e così un domani potranno dire che a Resia si parla lo sloveno e che, dunque, in valle esiste la minoranza slovena. Ci hanno già provato in altre circostanze: con il pater noster, con il duale, con alcune tradizioni, con i costumi, ecc.
Un modo odioso e cattivo di imporsi pur essendo anch’essi convinti che lo sloveno annienterà il resiano in breve tempo, mandando a farsi benedire tutte le accorate raccomandazioni dei grandi linguisti di livello mondiale che ritengono essenziale, logico e opportuno salvare la lingua resiana la quale interessa, per la sua arcaicità e ricchezza di vocaboli a tutto il mondo slavo in particolare e alla linguistica internazionale in generale. A suo tempo, era stato chiesto l’aiuto dell’UNESCO per salvare il resiano dall’estinzione e per tenerlo lontano proprio dallo sloveno standard universalmente ritenuto il boia (o il boa) del resiano. I filosloveni resiani hanno dato prova di assoluta insensibilità verso Resia e i resiani. Non vogliono certo il loro bene. Ai filosloveni locali preme solamente e soprattutto l’affermazione in valle della Slovenia. Hanno usato il resiano soltanto per poter inserire Resia nella legge 38/2001 e quindi non gliene importa niente se il resiano verrà ingoiato dallo sloveno.
Dobbiamo assolutamente bloccare questo scempio e invitare i filosloveni a farsi da parte, perché non commettano altre sciocchezze come quella di aver inserito Resia nell’inferno della legge 38 che, per i più, trattasi di legge incostituzionale per quanto attiene la sua applicazione nella provincia di Udine e, per noi, un carrarmato con il quale la Slovenia ci tiene prigionieri.
Comunque, la nostra costante tendenza è quella di ristabilire concordia tra le parti ed evitare di cadere nella rete di estranei pronti ad approfittare di situazioni di conflitto per girarle a proprio vantaggio e imporre il proprio predominio.
Se cambiano la loro lingua, i resiani rimarranno senza identità, stranieri sulla loro terra. Del resto lottare contro natura è impresa ardua e siccome “nulla di contrario può divenir cosa stabile e permanente” così anche questa lotta artificiosa dovrà cessare, come per tante altre, col trionfo delle leggi naturali sulle mene eterogenee ed artefatte, mosse solamente dall’interesse di pochi cattivi compaesani e da stranieri che non amano Resia dove vivono da nemici.
Ma ciò che è più importante è il dover dare ai nostri figli e nipoti strumenti tali che possano cavarsela e affermarsi in questo difficile mondo, evitando loro il rischio di future servitù, tra cui quella dell’obbedienza ai disposti della legge 38. Perciò assolutamente e fermamente “no” alla bilingue italiano-sloveno a Resia. La questione andrà risolta diversamente: o mantenendo comunque la scuola in valle, anche se gli alunni sono pochi in virtù della storia e della cultura resiana, o istituendo una scuola privata / parificata, come è stato fatto in tante altre località italiane dove esiste lo stesso problema. I proventi di una centralina idroelettrica basterebbero per sostenerne i costi.
Infine confidiamo nella saggezza degli organi ministeriali, regionali, provinciali e comunali che si pronunceranno e risolveranno il problema.


                                  I.T.V.R.

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