BILINGUE??
I
filosloveni resiani tornano all’assalto per imporci una lingua che non è la
nostra
Una profonda
riflessione merita farsi sul preteso miglioramento (ma, leggasi: cambiamento /
annientamento) della lingua resiana che i filosloveni resiani tentano in questi
ultimi anni di propinarci.
Essi si
affaticano da più di mezzo secolo per cambiare il nostro status, ma essi non
comprendono che non vale tanto arrabattarsi e spremersi il cervello per
riformare la nostra cultura e imporre una lingua che, in fin dei conti, non è
parlata che dalla più piccola delle nazioni slave, la quale conta meno di due
milioni di individui e, di conseguenza, non ha alcuna eco internazionale.
Ciò premesso ci
si chiede:
- quale futuro viene
tracciato per l’avvenire dei nostri figli?
Oggi tutti i
bambini del mondo, oltre a quella di casa, studiano le lingue che hanno ed
avranno valenza internazionale, quali: l’inglese, lo spagnolo, il tedesco, il
francese, il russo, il cinese, l’arabo e poche altre.
Proporre loro lo
sloveno significa deluderli, tradirli: sarebbe come dargli una canottierina di
cotone per difendersi dal freddo in un inverno con temperature sotto lo zero.
I filosloveni
resiani - un gruppetto di persone il cui numero può contarsi sulle dita di una
mano, stipendiati e favoriti da chi può e lo fa intenzionalmente – vogliono
imporci lo sloveno con la forza (v. episodio della carta di identità bilingue)
e con l’inganno (ostentando una maggioranza inesistente), approfittando
dell’assenza della misera politica italiana e così un domani potranno dire che
a Resia si parla lo sloveno e che, dunque, in valle esiste la minoranza
slovena. Ci hanno già provato in altre circostanze: con il pater noster, con il
duale, con alcune tradizioni, con i costumi, ecc.
Un modo odioso e
cattivo di imporsi pur essendo anch’essi convinti che lo sloveno annienterà il
resiano in breve tempo, mandando a farsi benedire tutte le accorate
raccomandazioni dei grandi linguisti di livello mondiale che ritengono
essenziale, logico e opportuno salvare la lingua resiana la quale
interessa, per la sua arcaicità e ricchezza di vocaboli a tutto il mondo slavo
in particolare e alla linguistica internazionale in generale. A suo tempo, era
stato chiesto l’aiuto dell’UNESCO per salvare il resiano dall’estinzione e per
tenerlo lontano proprio dallo sloveno standard universalmente ritenuto il boia
(o il boa) del resiano. I filosloveni resiani hanno dato prova di assoluta
insensibilità verso Resia e i resiani. Non vogliono certo il loro bene. Ai
filosloveni locali preme solamente e soprattutto l’affermazione in valle della
Slovenia. Hanno usato il resiano soltanto per poter inserire Resia nella legge
38/2001 e quindi non gliene importa niente se il resiano verrà ingoiato dallo
sloveno.
Dobbiamo
assolutamente bloccare questo scempio e invitare i filosloveni a farsi da
parte, perché non commettano altre sciocchezze come quella di aver inserito
Resia nell’inferno della legge 38 che, per i più, trattasi di legge
incostituzionale per quanto attiene la sua applicazione nella provincia di
Udine e, per noi, un carrarmato con il quale la Slovenia ci tiene prigionieri.
Comunque, la
nostra costante tendenza è quella di ristabilire concordia tra le parti ed
evitare di cadere nella rete di estranei pronti ad approfittare di situazioni
di conflitto per girarle a proprio vantaggio e imporre il proprio predominio.
Se cambiano la
loro lingua, i resiani rimarranno senza identità, stranieri sulla loro terra.
Del resto lottare contro natura è impresa ardua e siccome “nulla di contrario
può divenir cosa stabile e permanente” così anche questa lotta artificiosa
dovrà cessare, come per tante altre, col trionfo delle leggi naturali sulle
mene eterogenee ed artefatte, mosse solamente dall’interesse di pochi cattivi
compaesani e da stranieri che non amano Resia dove vivono da nemici.
Ma ciò che è più
importante è il dover dare ai nostri figli e nipoti strumenti tali che possano
cavarsela e affermarsi in questo difficile mondo, evitando loro il rischio di
future servitù, tra cui quella dell’obbedienza ai disposti della legge 38.
Perciò assolutamente e fermamente “no” alla bilingue italiano-sloveno a
Resia. La questione andrà risolta diversamente: o mantenendo comunque la scuola
in valle, anche se gli alunni sono pochi in virtù della storia e della cultura
resiana, o istituendo una scuola privata / parificata, come è stato fatto in
tante altre località italiane dove esiste lo stesso problema. I proventi di una
centralina idroelettrica basterebbero per sostenerne i costi.
Infine confidiamo
nella saggezza degli organi ministeriali, regionali, provinciali e comunali che
si pronunceranno e risolveranno il problema.
I.T.V.R.
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